Guardami, ché tu sarai compagno mio nel sepolcro
in quella notte quando passerai oltre la tua casa, la tua bottega.
Udirai il mio saluto di benvenuto sotto la lapide, e allora saprai
che mai tu fosti nascosto al mio sguardo.
Io sono come la ragione e la mente dentro il tuo petto,
nel tempo di piaceri e di gioie, nel tempo di pene e dolori.
O strana notte, quando udirai la voce ben nota,
e ti libererai dal morso del serpe, fuggirai dall'orrore della formica!
L'ebbrezza d'amore ti porterà nel sepolcro, qual dono,
vino, fanciulle, ceri, arrosto, dolciumi ed incensi.
In quel momento, quando la lampada della Ragione s'accende,
quale immensa pena si leverà dai morti nelle tombe!
La terra del cimitero sarà confusa dalle loro grida e clamori,
dal rombo del tamburo della Resurrezione, dal fasto della Rinascita!
Strappati i sudari, si tappano le orecchie pieni d'orrore;
ma che sono orecchie e cervello di fronte allo squillo della Tromba terribile?
Attento ai tuoi occhi, a non commettere errori,
che una sola ti sembri l'essenza di chi guarda e di chi è riguardato.
Dovunque volgerai lo sguardo vedrai la Mia forma,
sia che tu guardi a te stesso, sia che rimiri quell'immenso tumulto!
Rinuncia a essere strabico, raddrizza bene gli occhi,
ché l'occhio maligno sarà lontano, allora, dalla mia Bellezza.
Attento a non ingannarti sulla mia forma umana,
che sottile molto è lo spirito, e l'amore molto è geloso!
Ma che parlo di forma? Anche coperto da cento pieghe di feltro
i raggi dello specchio dell'anima fanno manifesto l'universo.
Se invece di cibo e denaro avesser cercato Iddio,
non vedresti un sol cieco seduto sull'orlo del fosso.
Poiché hai aperto nella nostra città una bottega di sguardi amorosi
chiudi la bocca e soltanto guarda, come purissima Luce!
Io taccio e nascondo il segreto a coloro che degni non sono.
Tu solo sei degno: il mistero per me è celato.
Vieni verso l'Oriente come il Sole di Tabriz
guarda lo stendardo trionfale, il fasto della Vittoria!
(Jalal al Din Rumi)
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