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giovedì 23 febbraio 2012

Vita


O destino umano! tu sei un mistero
Che invano opprime l'intelletto stanco;
Un mondo sei di cabala di storia:
Le tue lezioni distruggono il cervello,
Facendolo impazzire. O Vita! la tua pagina,
Una pergamena negromantica, e vergata di frasi di terrore,
Che come le sembianze sullo specchio di un mago
Subito l'animo sconcertano e sgomentano:
E ciechi noi vaghiamo per il tuo labirinto d'errore,
E uno spettro un fantasma afferriamo, quando giungiamo alla fine.

(James Clarence Mangan)

sabato 9 luglio 2011

L'amore mio

L'amore mio nel suo abito mostra il suo intelletto,
esso sì ben l'innalza,
per ogni stagione ella ha l'abito adatto,
per Inverno, Primavera e Estate.
Niuna bellezza le manca
quando ha tutti i suoi abiti addosso:
ma è la Bellezza stessa
quanso tutti i suoi abiti ha tolto.

(Anonimo del XVII secolo)

martedì 5 luglio 2011

I ciechi e l'elefante

Al di là di Ghor si estendeva una città i cui abitanti erano tutti ciechi. Un giorno, un re arrivò da quelle parti, accompagnato dalla sua corte e da un intero esercito, e si accamparono nel deserto. Ora, questo monarca possedeva un possente elefante, che utilizzava sia in battaglia sia per accrescere la soggezione della gente.
Il popolo era ansioso di sapere come fosse l'elefante, e alcuni dei membri di quella comunità di ciechi si precipitarono all'impazzata alla sua scoperta.
Non conoscendo ne la forma ne i contorni dell'elefante, cominciarono a tastarlo alla cieca e a raccogliere informazioni toccando alcune sue parti.
Ognuno di loro credette di sapere qualcosa dell'elefante per averne toccato una parte.
Quando tornarono dai loro concittadini, furono presto circondati da avidi gruppi, tutti ansiosi, e a torto, di conoscere la verità per bocca di coloro che erano essi stessi in errore.
Posero domande sulla forma e l'apparenza dell'elefante, e ascoltarono tutto ciò che veniva detto loro al riguardo. Alla domanda sulla natura dell'elefante, colui che ne aveva toccato l'orecchio rispose: "Si tratta di una cosa grande, ruvida, larga e lunga, come un tappeto".
Colui che aveva toccato la proboscide disse: "So io di che si tratta: somiglia a un tubo dritto e vuoto, orribile e distruttivo".
Colui che ne aveva toccato una zampa disse: "È possente e stabile come un pilastro".
Ognuno di loro aveva toccato una delle tante parti dell'elefante. La percezione di ognuno era errata. Nessuno lo conosceva nella sua totalità: la conoscenza non appartiene ai ciechi. Tutti immaginavano qualcosa, e l'immagine che ne avevano era sbagliata.
La creatura non sa nulla della divinità. Le vie dell'intelletto ordinario non sono la Via della scienza divina.

(Hamdun il Tintore)

giovedì 2 giugno 2011

Prosa e poesia

La prosa altro non è, in generale, se non il linguaggio di cui l'intelletto si è impossessato conformandolo ai propri scopi. In poesia tutto è limitazione, rigorosa distinzione di forme. Sotto questo rispetto la prosa torna ad essere l'indifferenza, e il suo maggior errore è la pretesa di uscirne donde nasce quel vero e proprio aborto che è la prosa poetica. La poesia si distingue dalla prosa non solo in virtù del ritmo, ma anche in virtù di una lingua per un verso più semplice e per altro verso più bella. Con ciò non intendo peraltro riferirmi a quel fuoco selvaggio, esprimentesi in una vuota ipertensione del linguaggio, che gli antichi chiamarono parentirfo.

(da Filosofia dell'arte di Friedrich Schelling)

domenica 6 marzo 2011

sabato 26 febbraio 2011

Idee

Ciascuno chiama idee chiare quelle che hanno lo stesso grado di confusione delle sue.

(Marcel Proust)